L'innovazione nelle imprese, secondo Quaderno utile anche a consulenti e studenti
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L’innovazione sta finalmente arrivando a permeare la cultura d’impresa, diffondendosi così all’interno dell'organizzazione aziendale, ma restano ancora molti ostacoli da superare per far si che diventi un vero e
proprio approccio aziendale. Nelle imprese che vogliono affacciarsi al mercato globale e alla competizione internazionale un elemento appare assolutamente chiaro e incontrovertibile:
la necessità di organizzare la ricerca continua dell’innovazione. È in sintesi quanto emerge da
una ricerca realizzata da Clelia Consulting, realtà toscana che da trent'anni
affianca le imprese nei processi di cambiamento e innovazione, che su un
campione di circa 150 aziende prevalentemente toscane ha realizzato un’indagine con modalità di intervista telefonica e questionario.
Dalla consulenza all'arredamento, alimentare, agricoltura, calzaturiero, information technology, ambiente, sanità, servizi alle imprese, edilizia, meccanica, impiantistica, cibo e bevande, fino alla farmaceutica. La ricerca descrive
come pur essendo
cresciuta la spinta ad innovare, le imprese non riescono ancora a fare, della rete, un elemento in grado di generare valore e raggiungere gli obiettivi, anzi in alcuni casi tendono a preferire
l’autonomia rispetto alla collaborazione.
INNOVAZIONE CON IL "FRENO"
- "Un dato che spiega il rapporto impresa/innovazione – afferma
Maria Cristina Corradini di Clelia Consulting - è che se da un lato per il 50% delle imprese coinvolte esiste la forte esigenza di affrontare
processi di innovazione, dall'altro il 71% mostra scarsa propensione culturale nel fare della rete un ulteriore elemento di sviluppo e condivisione dei processi innovativi". La ricerca ha sviscerato il tema dell'innovazione nelle aziende da
diversi punti di vista: "Ciò che ci ha spinto ad intraprendere questo studio – ha spiegato
Fausta Tistarelli
di Clelia Consulting – nel corso dell’anno 2015-2016 è stato proprio il desiderio di capire a fondo l'interesse delle aziende rispetto al tema dell’innovazione, e come questa può diventare un vero e
proprio approccio sistemico. Abbiamo capito – aggiunge – che, seppur gradualmente, l'innovazione sta permeando le scelte imprenditoriali, ma ancora troppe sono le difficoltà operative riscontrate specialmente
nell'individuazione dei bisogni e nell'ottimizzazione delle competenze".
CORAGGIO E INTRAPRENDENZA DEI GIOVANI - Per quanto riguarda le PMI o le imprese familiari
ruolo chiave è giocato dai giovani, vero motore in grado di generare molto spesso nuove idee e accettare con
più sfrontatezza le nuove sfide. "I giovani imprenditori – sottolineano Corradini e Tistarelli – hanno il compito di adattare il dna delle imprese di famiglia ai contesti mutevoli mettendo in gioco
coraggio e intraprendenza necessari a perseguire le opportunità. È questo l'approccio verso una 'rivoluzione culturale aziendale' che incoraggi ed alimenti la creatività innovativa di tutti i dipendenti
e collaboratori attraverso l’inserimento del Knowledge management come politica imprenditoriale continua, sia per la gestione della conoscenza legata alle molteplici attività-funzioni aziendali sia per la gestione
dell’informazione su strategie e scelte dell’impresa".
Da questo lavoro è nato il
Quaderno n. 2 di Clelia Consulting (scarica gratis sotto), quale strumento pratico per capire quale è oggi il rapporto impresa-innovazione e quali azioni è
possibile mettere in atto per indirizzare la propria azienda ai principi di crescita, sviluppo e cambiamento.
Agipress
La Formazione nelle aziende, primo Quaderno utile anche a consulenti e studenti
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Una pubblicazione pensata come strumento per aziende, consulenti ed associazioni d’impresa, ma anche studenti universitari, in tema di
formazione e consulenza. L'obiettivo è quello di identificare i servizi formativi più idonei a favorire lo sviluppo delle aziende del territorio. Nasce così il primo numero dei
"Quaderni" di Clelia,la società che attraverso un progetto di ricerca ha analizzato il grande tema della formazione nelle imprese intervistando 45 aziende artigiane tra Toscana, Lombardia,
Veneto e Campania. “Il Quaderno è il risultato di una avventura che abbiamo voluto intraprendere spinte dalla passione per il nostro lavoro – affermano le autrici Maria Cristina Corradini e
Fausta Tistarelli di Clelia – e così abbiamo pensato di collezionare la nostra esperienza lavorativa in una breve raccolta da poter condividere con tutti coloro che sono interessati al mondo della
gestione aziendale globalmente inteso”.
LA RICERCA affronta vari aspetti della formazione: dall'esame di ciò che è percepito come formazione e come consulenza, all'analisi di alcune esperienze di formazione relative a questioni emergenti
come la formazione on line, i grandi temi dello sviluppo marketing e commerciale; e infine la proposta di possibili percorsi e strumenti.
FORMATORE O CONSULENTE - Dato interessante emerso è che il 77% delle aziende che hanno partecipato al rilevamento, ha parlato di “complementarietà” delle due
attività (formazione e consulenza), il 18% ne ha indicato l’inscindibilità e nessuno ha menzionato l’esclusività. La figura che meglio sintetizza la risposta a questa esigenza è “
esperto del settore e della materia”, conosce in prima persona ciò che insegna e ha arricchito il suo sapere con applicazioni pratiche (il 77% delle aziende intervistate risponde in questo senso). Da
qui la figura del consulente-formatore (l’82 % delle aziende si esprime in tal senso) che deve essere oltre che preparato, anche con “esperienza sul campo”. Tra le metodologie utilizzate dalle
imprese per fare formazione emerge per il 70% la tecnica del training on the job per ricalcare l’esigenza di unire formazione teorica applicata al caso lavorativo attraverso il coach.
COSA CHIEDONO LE IMPRESE - Le imprese artigiane intervistate chiedono formazione sul controllo di gestione (68% dei casi), sulla strategie di marketing e commerciale (61%dei casi),
sul ricambio generazionale (59% dei casi), sulla gestione del personale (59% dei casi); restano tuttavia distanziate l’innovazione tecnologica, lo sviluppo dei mercati esteri ( che si
posizionano intorno al 40%) e l’aiuto nello sviluppo di prodotti ecosostenibili ed ecocompatibili (nel 30% dei casi).
RESTA ANCORA MOLTO DA FARE - Il 71% delle aziende risponde che è necessario avere un attestato a termine della formazione per vari motivi: l’esigenza dell’impresa di dar valore
all’investimento, effettuato anche nei confronti del discente, il valore aggiunto per il curriculum, il valore comunicativo nei confronti della proattività dell’impresa. Il 69% degli intervistati ha risposto di
aver finanziato autonomamente la formazione, il 45% ha mostrato di essere orientata alla formazione su misura, costruita ad hoc sui bisogni dell’imprenditore e dei dipendenti
dell’azienda. Nota dolente emersa è che purtroppo una buona parte delle aziende, pari al 27% intervistate nell’ultimo anno, non ha fatto investimenti per la formazione delle
proprie risorse umane.
Fonte Agipress