In questa estate calda ho letto un libro molto interessante Retail 4.0, Phlip Kotler, Giuseppe Stigliano.
Contiene una serie di spunti e prospettive di Marketing che fanno pensare.
Mi ha colpito in particolare una riflessione sulla necessità di utilizzare in maniera più appropriata alcuni termini il primo dei quali è certamente di sostanza e non correlato a qualche elemento modaiolo o di marketing strettamente inteso.
I nostri clienti sono CONSUMATORI O PERSONE?
La Treccani definisce in questo modo il
consumatóre agg. e s. m. (f. -trice) [der. di consumare1]. – 1. agg. Che consuma: il fuoco c.; brama consumatrice più d’ogni ardore (Segneri). 2. s. m. a. Chi consuma, o anche, più genericamente, chi acquista, beni economici, qualunque carattere abbia il consumo o l’acquisto (di godimento, produttivo, o distruttivo); chi compra al minuto: vendita diretta dal produttore al c.; tutelare gli interessi dei c. dalle frodi in commercio. b. Cliente di un ristorante, di un bar, ecc., in quanto vi prende delle consumazioni.
E la Persona sostantivo femminile Individuo della specie umana, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale ecc., considerato sia come elemento a sé stante sia come facente parte di un gruppo o di una collettività. L'individuo umano in quanto oggetto di considerazione o di determinazione nell'ambito delle funzioni e dei rapporti della vita sociale
Le definizioni ci aiutano molto a riflettere sull’argomento.
Se pensiamo al contesto di riferimento, e mi riferisco in particolare all’esigenza di utilizzare le risorse che la Terra ci mette a disposizione in maniera consapevole, riducendo gli sprechi e ripristinando se possibile alcuni equilibri, non possiamo aver dubbi che il sostantivo consumatore mal si adatta a questa consapevolezza richiamando modelli di business e di consumo, appunto, degli anni passati.
Tutti noi, imprenditori o meno, siamo chiamati ad adottare comportamenti consapevoli che ci aiutino a rispettare l’ormai fragile equilibrio terrestre in una accezione di ‘consumo si, ma anche e soprattutto di ripristino o reintegro degli equilibri’.
Oltre a questa riflessione, ne vorrei condividere un’altra.
Nelle nostre imprese (pubbliche o private) i sinonimi di cliente-paziente-consumatore, a seconda dei casi e dei business di riferimento, fanno troppo spesso dimenticare che dietro quei termini ci sono Persone.
La priorità nello svolgimento del lavoro diventa l’esecuzione della procedura, della pratica, la fornitura di un prodotto o di un servizio, scordando spesso che il senso compiuto del lavoro sta nell’attivazione, alimentazione e mantenimento di una Relazione Umana che è l’unica che può fare la differenza nella proposizione aziendale. E l’attivazione della Relazione umana è con le Persone.
Lo so che sono solo parole, ma spesso la parola oltre ad essere forma è anche sostanza, come in questo caso.
I consumatori consumano, le persone ci ascoltano, comunicano, partecipano, soffrono, ridono, e cosi il cambio di prospettiva ci aiuta nella quotidianità dandoci la carica e la motivazione su una concezione del lavoro che non è solo vendo, produco, consegno, registro un prodotto al Consumatore ma rendo felice e soddisfatta una Persona con la quale creo e stabilisco una relazione duratura nel tempo.
Pensiamoci.
M. Cristina Corradini
Settembre 2021
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