Digitalizzazione e Sostenibilità: 2 sfide da non perdere per salvaguardare il Patrimonio nelle PMI Italiane.
Sperando di poter considerare la Pandemia una parentesi, il momento storico è fortemente connotato da una rivoluzione in corso i cui albori risalgono agli anni 70.
Le PMI italiane che costituiscono il 90% del Patrimonio della nostra economia, al pari della altre, devono considerare la
DIGITALIZZAZIONE E LA SOSTENIBILITA’ COME TEMI FONDAMENTALI DA INSERIRE NEL LORO PIANO DI SVILUPPO NEL TEMPO.
Entrambi i passaggi non sono però scontati:
1.Digitalizzazione: le PMI italiane, mediamente familiari, veloci a decidere gli investimenti soprattutto produttivi,
scontano la difficoltà di abbracciare la Digitalizzazione rivedendo completamente i processi organizzativi aziendali. Solo il passaggio da un’organizzazione
di tipo familiare e spesso verticale, ad un’organizzazione orizzontale e con deleghe sulle diverse responsabilità, diventa di frequente il fattore X che ostacola il cambiamento. Pensare ad un’organizzazione
in cui il termine rete o network diventi fondamentale nella relazione con i clienti o con tutti i fornitori, sulla carta è facile da accettare, ma
nella pratica tutto si ridimensiona quando si deve consentire a ciascun soggetto di entrare a far parte in maniera attiva dei processi produttivi o innovativi attraverso l’analisi dei dati e delle informazioni o riconoscere
il ‘delta sapere’.
L’atteggiamento ‘conservatore’ spesso prevale a discapito di un modo nuovo di organizzare l’impresa e la filiera di riferimento e può risultare il fattore dirimente anche in un momento come quello attuale,
in cui, accanto alle politiche che premiano alcuni elementi di sviluppo, si affiancano strumenti di finanziamenti, quali quelli di tipo europeo declinati attraverso il PNRR.
L’opportunità, questa si’ che è veramente storica, di supportare lo sviluppo digitale non può essere persa da nessuna PMI , pena l’esclusione e quindi la fuoruscita, dal mercato.
Sostenibilità: Le PMI italiane da sempre, per propria genesi, hanno relazioni molto importanti con i territori che però non si trasformano in partecipazione attiva e quindi di tipo collegiale, con altri
soggetti, quasi come se il modello verticale organizzativo proprio diventasse anche in questo caso un elemento di limitazione alla crescita e allo sviluppo di una Governance territoriale di cui potrebbero far parte. Altro discorso
è il GREEN, che sembra entrare a far parte della strategia d’impresa soprattutto nelle aziende che stanno affrontando il passaggio generazionale. Un dato è certo…
Il GREEN è comunque un costo, da saper impiegare sui diversi aspetti aziendali e da monitorare e controllare con una certa attenzione. Resta il fatto che, anche in questo caso, gli strumenti di finanziamento,
richiedono il rilevamento di
parametri di bilancio ‘green’che non può essere una contabilizzazione diversa ma il risultato di una riorganizzazione del processo di business, della revisione del sistema di approvvigionamento energetico e del
ripensamento del modello organizzativo di filiera.
In questa direzione l’attenzione alle Risorse Umane diventa fondamentale. Attrarre eccellenze diventa la vera sfida delle nostre PMI.
Ed è ormai chiaro che i Giovani scelgono i percorsi dove ci sono incentivi e non necessariamente economici.
La PMI non può presentarsi a questo mercato senza percorsi di carriera VERI, SVINCOLATI DAL LEGAME FAMILIARE. Se non ha ambizioni a crescere, diventare più internazionale, digitale e sostenibile ha
più difficoltà a diventare punto di riferimento ed elemento da selezionare per un LAVORO GIOVANILE sensibile a questi diversi aspetti.
L’attimo è da cogliere senza SE e senza MA, consapevoli delle difficoltà da superare e del VALORE AGGIUNTO che da sempre ha fatto delle PMI italiane soggetti da studiare, imitare, difendere.
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